Comunità
di rito bizantino in Italia
I
Tempi della Quaresima Cristiana
Il
senso della Quaresima
(dagli Aposticà dei Vespri del martedì
della Tyrofagia)
Accogliamo
nella gioia, o credenti,
il Divino annuncio della Quaresima.
Come i Niniviti di un tempo
come le prostitute e i pubblicani
che ascoltavano Giovanni
predicare il pentimento attraverso l’astinenza,
prepariamoci alla Comunione del Signore
celebrata in Sion.
Laviamoci con lacrime di pentimento
per ottenere la purificazione operata da Dio.
Preghiamo di contemplare
il compimento della Pasqua,
la vera Rivelazione.
Prepariamoci ad adorare la Croce
e la risurrezione di Cristo nostro Dio.
Non deluderci nella nostra speranza o amico degli uomini.
Questo
breve commento della Grande Quaresima si rivolge a quanti, e sono
numerosi ai nostri giorni, aspirano ad una più profonda
comprensione della tradizione liturgica della Chiesa e ad una
partecipazione più cosciente della sua vita.
Il
pentimento come ben sappiamo, è l’inizio e la condizione di
un’autentica vita cristiana. La prima parola di Cristo, quando
cominciò a predicare, fu “Pentitevi” (Mt. 4,17). Ma
che cos’è il pentimento?
Nell’agitazione
della nostra vita quotidiana non abbiamo il tempo e arriviamo
tranquillamente alla conclusione che tutto ciò che siamo tenuti a
fare durante la Quaresima consiste nell’astenerci da certi
alimenti, nel limitare i divertimenti, nell’andare a
confessarci, nel ricevere l’assoluzione dal Presbitero,
nell’accostarci alla Santa Comunione, ritenendoci così
perfettamente in regola fino all’anno successivo.
Eppure
una ragione ci deve essere se la Chiesa ha fissato sette settimane
come tempo speciale
riservato alla penitenza e se ci invita ad uno sforzo spirituale
lungo e sostenuto: tutto questo certamente deve riguardare me, la
mia fede, la mia vita, la mia appartenenza stessa alla Chiesa.
Il
mio primo dovere non è allora quello di cercare di comprendere
l’insegnamento della mia Chiesa sulla Quaresima, di sforzarmi di
essere un cristiano non soltanto di nome ma anche nella
vita?
Alle
domande: che cos’è il pentimento? Perché ne abbiamo bisogno?
Come praticarlo? La risposta è: la Grande Quaresima!
I
periodi di Quaresima durante l’anno cristiano liturgico ci danno
una risposta.
La
Quaresima, costituisce davvero una scuola di pentimento cui ogni
cristiano deve andare ogni anno per approfondire la propria fede,
riconsiderare la propria vita e, per quanto possibile, cambiarla.
È
un meraviglioso pellegrinaggio alla sorgente stessa della fede
cristiana, una riscoperta del modo di vivere conforme alla Fede
dei Padri.
Proprio
attraverso le forme e lo spirito della sua liturgia Quaresimale la
Chiesa ci trasmette il senso di questa stagione unica.
Questa
breve spiegazione del senso della Quaresima si basa quindi
principalmente, anche se non esclusivamente, sugli uffici Divini
Quaresimali.
Ci
auguriamo che ognuno possa scoprire da sé che niente al mondo è
così bello e profondo, così ispirato e ispirante quanto ciò che
la Chiesa, nostra Madre, ci rivela e ci dona con libertà quando
entriamo nella stagione benedetta della “Primavera
Quaresimale”.
La
Quaresima e le Domeniche di preparazione
Domenica di Zaccheo (Il Desiderio)
È
la storia di un uomo che era troppo piccolo per vedere Gesù, ma
che desiderava...
Questo
è dunque il primo annuncio, il primo invito: dobbiamo desiderare
ciò che c’è di più profondo e di più vero in noi stessi.
Dobbiamo conoscere la sete e la fame dell’Assoluto che è con
noi...
E
se il nostro desiderio è sufficientemente profondo e forte Cristo
lo soddisferà.
Domenica
del Pubblicano e del Fariseo (L’Umiltà)
Alla
vigilia di questo giorno, il Sabato sera, durante i Vespri, fa la
sua prima apparizione il libro liturgico del periodo di Quaresima,
il Triodion. Vi si sviluppa il secondo grande aspetto del
pentimento: l’umiltà.
Il
pubblicano si umilia e la sua umiltà lo giustifica davanti a Dio.
Dio stesso è Umile! Dio è umile perché è perfetto; la sua
umiltà è la sua gloria e la sorgente di ogni bellezza,
perfezione e bontà; e chiunque si avvicina a Dio e lo conosce,
immediatamente partecipa alla sua umiltà ed è rivestito della
sua bellezza.
Domenica
del Figliol Prodigo (Ritorno dall’esilio)
Nella
terza domenica di preparazione alla Quaresima, noi ascoltiamo la
parola del Figliol Prodigo (Luca 15,11-32) insieme agli inni di
questo giorno: la parabola ci mostra il tempo del pentimento come
il ritorno dell’uomo dall’esilio.
Ma
la Chiesa è qui a richiamarmi alla memoria quanto ho abbandonato
e perduto.
E il Kontakion di questo giorno dice: “ho sperperato con i
peccatori le ricchezze che tu mi avevi dato”.
Immerso
nella mia malizia, ho errato lontano dalla tua gloria di Padre.
Domenica
dell’astinenza dalle carni (Il Giudizio ultimo)
La
vigilia di questo giorno (sabato dell’astinenza dalle carni), la
Chiesa ci invita a fare la commemorazione universale “di tutti
quelli che si sono addormentati nella speranza della risurrezione
della Vita Eterna”.
È
il grande giorno di preghiera della Chiesa per i suoi figli
Defunti.
L’amore
è così il fondamento, la vita stessa della Chiesa, che è,
secondo le parole di S. Ignazio di Antiochia, “unità di fede e
di amore . In Cristo, non vi è differenza fra vivi e morti, perché
tutti sono viventi in Lui.
Domenica
della Tyrofagia (Il Perdono)
Il
mercoledì ed il venerdì sono considerati giorni interamente
“Quaresimali”. Non si celebra la Divina Liturgia e gli uffici
liturgici hanno l’ordine e le caratteristiche della Quaresima.
Ai Vespri del mercoledì si celebra la Quaresima con un
bell’inno.
Per
il sabato della Tyrofagia la Chiesa commemora tutti gli uomini e
le donne che sono stati illuminati dal digiuno, i Santi, che sono
modelli da seguire, la guida nella difficile arte del digiuno e
del pentimento. Nello sforzo che stiamo per intraprendere non
siamo soli.
Bisogna
ricordare anche l’altro nome liturgico: la cacciata di Adamo dal
paradiso di delizie.
I
Sabati di Quaresima
I
Padri spesso paragonano la Quaresima al viaggio di quarant’anni
compiuto dal popolo eletto attraverso il deserto. Noi sappiamo
dalla Bibbia che, per salvare il suo popolo dalla disperazione ed
anche per rivelare il Suo disegno ultimo, Dio compì molti prodigi
durante quel viaggio; per analogia, i Padri danno lo stesso tipo
di spiegazione per i quaranta giorni della Quaresima.
Benché
la sua destinazione finale sia la Pasqua, la terra promessa del
Regno di Dio, la Quaresima ha al termine di ogni settimana una
“sosta” speciale, un’anticipazione di quella meta finale:
sono i due giorni “Eucaristici” – il Sabato e la Domenica
– che nel viaggio spirituale della Quaresima hanno un
significato particolare.
Dal
punto di vista delle “rubriche”, il sabato, vista l’assenza
nella nostra tradizione delle caratteristiche liturgiche della
Quaresima durante questo giorno, è un giorno non di
digiuno, ma di festa, perché Dio stesso l’ha istituito come
festa: “Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò” (Gn.
2,3), perché in esso aveva cessato ogni tipo di lavoro che egli
creando aveva fatto. Nessuno può disfare o abolire ciò che Dio
ha stabilito. È vero che molti Cristiani pensano che
l’istituzione divina del Sabato è stata semplicemente
trasferita alla Domenica, che è diventata così, per il
Cristiano, il giorno di riposo o Shabbat.
Ebbene
niente nelle Scritture o nella Tradizione può dar fondamento a
questa credenza.
Al contrario, per i Padri e per tutta la Tradizione primitiva, la
“computazione” della Domenica come primo ed ottavo giorno
sottolinea che essa differisce dal Sabato e che anzi, in un certo
qual modo, essa si contrappone al Sabato, che resta sempre il
settimo giorno, il giorno in cui la creazione viene riconosciuta
come “molto buona” e tale è il suo significato nell’Antico
Testamento, significato che verrà mantenuto da Cristo stesso e
dalla Chiesa.
Questo
vuol dire che malgrado il peccato e la caduta, il mondo rimane la
Creazione buona di Dio; esso conserva quella bontà essenziale, di
cui il Creatore si è rallegrato: “e Dio vide quanto aveva
fatto, ed ecco, era cosa molto buona” (Gn. 1,31).
Conservare
il Sabato così come era stato pensato sin dal principio significa
quindi che la vita può avere un senso, può essere felice e
creativa: può essere ciò che Dio ha voluto che fosse.
È
il Sabato, giorno di riposo in cui noi godiamo dei frutti del
nostro lavoro e delle nostre attività, rimane per sempre la
benedizione accordata da Dio al mondo ed alla sua vita.
Tuttavia questa continuità fra la comprensione
veterotestamentataria del Sabato e quella propria della Cristianità
non solo non esclude ma, di fatto, implica anche una discontinuità.
In Cristo, infatti, niente resta quel che era, perché tutto viene
portato a compimento, viene superato, tutto riceve un significato
nuovo. Se il Sabato, nella realtà ultima, è la presenza, nel
tessuto stesso di questo mondo, nel “molto buono” pronunciato
da Dio, è proprio “questo mondo” che in Cristo riceve una
luce nuova ed è da Lui mutato in qualcosa di nuovo.
Il Sabato celebrazione della Creazione, giorno di “questo
mondo”, è diventato, in Cristo, il giorno che precede il giorno
del Signore.
Tutti
i Sabati dell’Anno Liturgico ricevono il loro significato da due
Sabati decisivi: quello della risurrezione di Lazzaro, che ebbe
luogo in questo mondo ed è l’annuncio e l’assicurazione della
risurrezione di tutti, e quello Grande e Santo di Pasqua, in cui
la morte stessa è stata trasformata ed è diventata il passaggio,
la “Pasqua” alla vita Nuova della Nuova Creazione.
Durante
la Quaresima, questo significato del Sabato assume un’intensità
particolare, perché il fine della Quaresima è proprio di
recuperare il senso Cristiano del tempo come preparazione e
pellegrinaggio, ed il senso della condizione del Cristiano quale
“straniero” ed “esiliato” in questo mondo (1Pt. 2, 11).
Questi Sabati mettono in rapporto lo sforzo quaresimale con il
compimento futuro e danno così alla Quaresima un ritmo speciale.
Da una parte, il Sabato della Quaresima è un giorno
“Eucaristico” contrassegnato dalla celebrazione della Divina
Liturgia di San Giovanni Crisostomo, e l’Eucaristia vuol sempre
dire Festa.
Primo
Sabato
Ascoltiamo
la maestosa introduzione all’Epistola agli Ebrei (Eb. 1,1-2) con
la sua solenne affermazione della Creazione, della Redenzione e
del Regno eterno di Dio...
Il
primo Sabato ce ne dà la chiave: Cristo rovescia
l’interpretazione del Sabato giudaico (Mc. 2, 23-28) proclamando
che “il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il
sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del
sabato”.
Il
secondo Sabato
Noi
stiamo vivendo in questi “ultimi giorni” i giorni dello sforzo
finale. Siamo ancora nell’oggi, ma la fine si avvicina. (Eb.
3,12-16). Una nuova era sta per venire, la ricostruzione è
cominciata. In questo secondo Sabato udiamo il lebbroso dire a
Cristo: “Se vuoi, puoi guarirmi” (Mc. 1,35-44).
Il
terzo Sabato
Vediamo
Cristo rompere tutti gli schemi (Mc. 7, 31-37).
Il
quarto Sabato
Al
“molto buono” di Gn. 1, 31 risponde l’Evangelo con la
gioiosa esclamazione: ... “Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i
sordi e fa parlare i muti (Mc. 7,31-37).
Il
quinto Sabato
Tutto
questo trova il suo punto culminante nella confessione decisiva di
Pietro: ... “Tu sei il Cristo” (Mt. 8, 29). È
l’accettazione da parte dell’uomo del mistero di Cristo, del
mistero della Nuova Creazione.
I
Sabati di Quaresima, come abbiamo detto sopra, hanno un secondo
tema, o una seconda dimensione: quella della morte.
Ad
eccezione del primo Sabato, tradizionalmente dedicato a S. Teodoro
di Tiro, e del quinto, quello dell’Acastito, gli altri tre
Sabati sono giorni di commemorazione universale di tutti coloro
che, “nella speranza della Risurrezione e della Vita Eterna”,
si sono addormentati nel Signore.
Una
diffusa deviazione della pietà popolare dal vero significato
della fede Cristiana ha fatto diventare di nuovo nera la morte.
Questo è simbolizzato in molte parti dall’uso dei paramenti
neri ai funerali ed ai “Requiem”. Eppure noi dovremmo sapere
che per un Cristiano il colore della morte è bianco.
La
preghiera per i defunti non è un lutto; e questo appare chiaro
soprattutto nella relazione che esiste fra la commemorazione
Universale dei Defunti ed i Sabati in generale, quelli di
Quaresima in particolare.
Ed
il fine ultimo della Quaresima è di ristabilire in noi il
desiderio ardente della “manifestazione dei figli di Dio”, che
è il contenuto della Fede, dell’amore e della speranza
cristiani.
È
per questa speranza che noi siamo stati salvati. Sono la luce del
Sabato di Lazzaro e la pace gioiosa del Grande e Santo Sabato che
danno il senso alla morte cristiana ed alla nostra preghiera per i
defunti.
Le
Domeniche di Quaresima
Ogni
Domenica di Quaresima ha due temi, due significati. Da una parte,
ciascuna Domenica appartiene ad una serie nella quale si
manifestano il ritorno e le “dialettiche” spirituali della
Quaresima. Dall’altra, nel corso dello sviluppo storico della
Chiesa, quasi ogni singola Domenica di Quaresima ha acquistato un
secondo tema.
Così, nella prima Domenica la Chiesa celebra il trionfo
dell’Ortodossia, che commemora la vittoria sull’iconoclastia
ed il ristabilimento della venerazione delle icone a
Costantinopoli nel 843. Il legame di questa celebrazione con la
Quaresima è puramente storico: il primo trionfo della Fede dei
Padri ebbe luogo in questa Domenica particolare. Lo stesso si dica per
la commemorazione di S. Gregorio Palamas, la seconda Domenica di
Quaresima.
La
condanna dei nemici del Santo e la difesa dei suoi insegnamenti da
parte della Chiesa, nel XVI secolo, furono acclamate come un
secondo trionfo della vera Fede e per questo motivo una
celebrazione annuale fu prescritta per la seconda domenica di
Quaresima.
Significative
ed importanti come sono di per sé, queste commemorazioni sono
indipendenti dalla Quaresima in quanto tale, e le tralasciamo,
dato che non rientrano nella prospettiva di quest’opera. Meglio
“integrati” nella Quaresima sono le commemorazioni di S.
Giovanni Climaco, la quarta Domenica, e di Santa Maria Egiziaca, la
quinta Domenica.
In
questi due Santi la Chiesa vede gli araldi ed i testimoni massimi
dell’ascetismo Cristiano: S. Giovanni Climaco è colui che ha
espresso i principi dell’ascetismo nei suoi scritti, S. Maria
nella sua vita; loro commemorazione durante la seconda metà della
Quaresima mira evidentemente ad incoraggiare ed ispirare i
credenti impegnati nella lotta mediante lo sforzo spirituale
quaresimale. L’ascetismo è da praticare e non soltanto da
commemorare, e la commemorazione di questi due Santi è in vista
del nostro sforzo personale.
C’è
un legame tra Quaresima e Battesimo, e cioè, il significato della
Quaresima come preparazione al Battesimo.
Il
tema della prima Domenica
Dopo
aver fatto menzione dei giusti dell’Antico Testamento,
l’Epistola (Eb. 11,24-26; 32-40; 1-2) conclude: ... “Eppure,
tutti costoro, pur avendo ricevuto per la loro fede una buona
testimonianza, non conseguirono la promessa, avendo Dio
predisposto qualcosa di meglio per noi...”.
Di
che si tratta? La risposta c’è data dalla lettura
dell’Evangelo (Gv. 1,43-51) della prima Domenica: “Vedrai cose
maggiori di queste! In verità in verità vi dico: vedrete il
cielo aperto e gli Angeli di Dio salire e scendere sul Figlio
dell’Uomo”.
Il
che vuol dire: voi, Catecumeni, voi che credete in Cristo, voi che
chiedete d’essere battezzati, che vi state preparando alla
Pasqua, voi vedrete l’inaugurazione dei tempi nuovi, il
compimento di tutte le promesse, la manifestazione del Regno. Ma
vedrete questo solo se credete e vi pentite, se cambiate la vostra
mentalità, se ne avete il desiderio e ne accettate lo sforzo.
Questo
ci viene ricordato nella lettura della seconda Domenica (Eb. 1,10;
2,3): “... e questo bisogna che ci applichiamo con maggiore
impegno alle cose udite, per non essere sospinto fuori rotta ...
Come potremo noi sottrarci al castigo se trascuriamo una salvezza
così grande? ...”.
Nella
lettura del Vangelo di questa seconda
Domenica (Mc. 2,1-12), l’immagine di questo sforzo e
di questo desiderio ci è dato dal paralitico, portato a Cristo
attraverso il tetto; Gesù, vista la loro fede, disse al
paralitico: “Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati”.
Nella
terza Domenica – la Domenica della Croce
– fa la sua apparizione il tema della Croce, e ci viene
detto (Mc 8,34; 9,1): “... A che giova infatti all’uomo
guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria Anima? E che
cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria Anima?”.
A
partire da questa Domenica, le letture tratte dalle Epistole degli
Ebrei cominciano a rivelarci il significato del sacrificio di
Cristo, per il quale noi abbiamo accesso “all’interno del
Santuario, al di là del velo”, cioè nel Santo dei Santi del
Regno di Dio (cfr. terza Domenica: Eb. 4,14; 5,6; quarta
Domenica: Eb. 6,13-20; quinta
Domenica Eb .9,11-14). Le letture tratte dal Vangelo di
Marco riguardano la passione volontaria di Cristo: “... Il
Figlio dell’Uomo sta per essere consegnato nelle mani degli
uomini e lo uccideranno ...” (Mc. 9,17-34 quarta Domenica) e la
sua Resurrezione: “... Ma dopo tre giorni resusciterà
...”(Mc. 10,32-45, quinta Domenica).
La
catechesi della preparazione al grande mistero volge al termine,
l’ora decisiva dell’ingresso dell’uomo nella morte e
risurrezione di Cristo si fa vicina.
Oggi
la Quaresima non è più la preparazione dei Catecumeni al
Battesimo; ma battezzato e cresimato, non siamo noi in un certo
senso “Catecumeni”? O piuttosto, noi lo dobbiamo ridiventare
ogni anno? Non ci allontaniamo forse ripetutamente dal grande
mistero di cui siamo stati fatti partecipi ? Non abbiamo bisogno
nella nostra vita – che è un costante estraniarci da Cristo e
dal suo Regno – di fare, ogni giorno, questo viaggio di ritorno
alle radici della nostra fede Cristiana?
La
Metà Quaresima
Terza
Domenica – Domenica della venerazione della Croce – In
Quaresima è la nostra Autocrocifissione, la nostra esperienza,
per quanto limitata, dal comandamento di Cristo che abbiamo
ascoltato nelle letture evangeliche di questa Domenica: “... Se
qualcuno vuole venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la
sua Croce e mi segua” (Mc. 8,34)... Perché la croce è
detta l’albero della vita, è l’albero che fu piantato nel
Paradiso; per questo motivo i nostri Padri l’hanno piantata nel
mezzo della Santa Quaresima, ricordandoci che un tempo ci fu la
beatitudine di Adamo e come lui ne fu privato, ricordandoci anche
che, comunicando a questo albero, noi non moriamo più, ma siamo
tenuti in vita.
In
Lazzaro, Cristo già ti distrugge, o morte!
E
dov’è, o inferno, la tua vittoria...?
Lo
sforzo quaresimale ci ha resi capaci di tralasciare tutto ciò che
abitualmente oscura in maniera consistente l’oggetto centrale
della nostra Fede, della nostra speranza e della nostra gioia.
Concludendo, la Quaresima è un tempo propizio per misurare il
carattere incredibilmente superficiale dei nostri rapporti con gli
uomini, con le cose e con il lavoro.
Infine
la Quaresima è il tempo in cui dobbiamo controllare il nostro
parlare.
Se dunque, come abbiamo detto subito all’inizio, la Quaresima è
per l’uomo la risposta alla propria Fede, essa è per lui anche
la riscoperta della vita, del suo significato divino della sua
profondità sacra.
È
perciò, che la notte di Pasqua cantiamo: oggi tutte le cose sono
riempite di luce: il cielo, la terra e gli inferi.
Tutta
la creazione celebra la risurrezione di Cristo; in cui è il suo
fondamento... Non deluderci in questa nostra speranza, o Amico
degli uomini.
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